Il sorriso della Vergine Maria delle Macchie

nella Festa solenne celebrata la I Domenica di settembre

Ad Jesum per Mariam (S. Luigi Grignion de Monfort): Maria ci porta a Gesù

Noi prendiamo Maria come Madre delle nostre comunità perché diventino con il suo aiuto un’altra Nazareth (Madre Teresa di Calcutta)

Carissimi in questi giorni di settembre 2023 è dolce contemplare lo sguardo della Madonna Santissima delle Macchie che da più di 780 ANNI veglia su tutti, da questo sacro luogo, per porre con Lei l’orecchio del cuore all’ascolto di Dio. Sì, proprio in quest’oasi dello spirito a 4 km da Vinchiaturo, in questo edificio sacro che fu ricostruito all’inizio del secolo XVI sulle rovine di un cenobio benedettino che dipendeva dalla Badia di S. Maria a Monte (o di Guglieto) in Monteverde sito animato dalle comunità di Vinchiaturo e di Mirabello. Chiese ambedue con radice benedettina in cui le statue mariane si richiamano nello stile bizantino ossia nel rappresentare la Vergine Madre seduta in trono come Signora decisa e sorridente mentre porge tra le braccia il divin Figlio.

“Domina la poetica valle dell’antico fiume del Sannio pentro il lindo SANTUARIO DI SANTA MARIA DELLE MACCHIE, gloria imperitura della gente vinchiaturese [e di tanti devoti dei paesi vicini e Oltre Oceano]. Gli fan corona di delizie panoramiche le ineguali pendici del Matese, cariche di acque freschissime e di onusti boschi verso mezzogiorno, laddove dalla parte orientale s’innalza l’altopiano di Monteverde con la vetusta Rèdole ed alle spalle come al fianco di ponente si alternano colline variamente verdeggianti; che, a poco a poco, allargandosi, prospettano in un profilo d’evanescenza azzurrina le lontane vette delle Mainarde. Colà, la Benedetta di Nazaret, dal trono delle sue grazie, chiama, nel ridente paesaggio della natura, l’anima, che anela il cielo nel risveglio di una sublime comunicazione, rasserenante l’affanno e il cordoglio nella dubbia via dell’esistenza”. Così il maestro Vincenzo Baldini nella sua opera Monteverde sannita, descrive il Santuario mariano che nella storia ha raccolto tanti devoti dei paesi limitrofi, le genti pellegrine lungo la via micaelica, i pastori transumanti che attingevano al pozzo e alla fontana e ha temprato il carattere e la fede degli emigrati che cresciuti in questa contrada delle Macchie puntualmente nel ritornare in Italia passano a salutare la Vergine Madre e ad abitare gli spazi del cuore. Dalla storia sappiamo che sulle rovine del cenobio benedettino, nel 1298 sul terreno dell’attuale Santuario venne edificato il Convento del Carmelo ossia il Convento dei Carmelitani Scalzi che dopo assunse l’appellativo delle Macchie. Il Convento con giardino fu ingrandito e abitato fino al 1961 dal parroco, della già Parrocchia delle Macchie, don Pietro Pistilli di venerata e simpatica memoria. Nel tempo il luogo sacro accrebbe la sua fama e per cessione del Duca di Benevento e per la liberalità del Vescovo di Bojano anche il suo patrimonio. Il Santuario fu distrutto dal forte terremoto del 1456 e riscostruito dalla Congrega di Santa Maria di cui si ha notizia nel XVIII sec. quando Carlo III di Borbone fece revisionare le confraternite del regno ed essa ebbe un nuovo ordinamento, un ospedale annesso al Convento e un eremita. Dell’antica struttura resta l’antica Chiesa (Convento delle Fratte) oggi adibita a cappella cimiteriale con il portale in pietra intagliata del sec. XVI e l’altare maggiore, senza più gli altari laterali in legno. L’attuale e nuovo Santuario fu costruito nel 1887 come recita la lapide all’ingresso con oblazioni dei fedeli e a cura dell’eremita Pasquale Di Ioia e Pasquale Pistilli detto “fuciliere”. Il Santuario è a forma rettangolare con abside posteriore e il campanile ben costruito in pietra, le cui campane si odono fino a Guardiaregia e nelle valli circostanti. Di pregio in blocchi di pietra lavorata è l’edicola delle Anime del Purgatorio che sulla strada accoglie i pellegrini con la pregevole Via Crucis che si snoda nel cammino verso il Santuario, opera in marmo e ferro battuto, collocata dal Parroco don Rocco Di Filippo, insieme alle 14 statue bronzee dono ex voto dei fedeli che su rilievo semicircolare in pietra accolgono i fedeli nel giardino alla sinistra del Santuario. Da questo luogo sacro si erge l’antichissima statua lignea, di recente restaurata sotto la cura della Soprintendenza dei Beni Culturali del Molise che ha permesso di ripristinare il suggestivo velo d’oro che la ricopre. La Vergine delle Macchie ha la veste e il manto con il Bambino che tiene nella mano sinistra il globo terrestre. La statua lignea della Vergine di origine bizantina, presumibilmente, di fine sec. XIII è rivestita da fine velo in foglia d’oro. L’edificio sacro ha una sola navata con abside e soffitto arricchito dai preziosi e incantevoli dipinti dell’artista molisano Leo Paglione che raffigurano una Gloria di Angeli, i 4 Evangelisti, la Vergine delle Macchie e la nascita di Maria. Le nicchie dove un tempo vi erano gli altari laterali custodivano antiche statue di Santi (S. Michele, la Vergine Incoronata), purtroppo rubate, sono impreziosite da vetrate policrome realizzate dall’Arciprete don Rocco Di Filippo, raffiguranti gli eventi principali della vita di Maria. Di pregevole fattura sono i due grandi ceri votivi posti alle estremità del presbiterio dono degli emigrati in America e della nuova statua dono del Canada.

La Santissima Vergine delle Macchie “in maestà” ossia seduta in TRONO, con la mano destra ci porge la Croce aureacome segno di Salvezza e già di gloria di cui celebriamo il significato annuale ogni 14 settembre, Festa dell’Esaltazione della Croce, soprattutto nella nostra Parrocchia intitolata alla S. Croce. La dolce Madre delle Macchie poi con l’altra mano sinistra ci porge il Figlio Bambino nell’atto di benedire (con tre dita alzate che richiamano la Trinità) e di offrire la sua Signorìa reggendo il globo terrestre. Per questo l’apostolo Giovanni scrive: “Tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste” (Gv 1,10) e San Paolo continua: “Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui … Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in lui” (Col 1,15). Ecco la gioia di Maria che come Madre, Regina e Signora siede in trono perché serva umile nella Signorìa di Colui che è il Cristo, il Figlio unigenito del Dio Vivente. Ecco la bellezza di questa statua bizantina il cui color oro della corona e del velo, del vestito e del manto festeggia l’eccelsa Regina come Sposa dell’Altissimo e Madre nostra. Allora abbandoniamoci alla sua materna signorìa per ottenere la sua protezione e la piena benedizione di Dio. Maria veglia su di noi, ci viene incontro nel cammino, ci prende per mano, ci rialza dal torpore del mondo egoista e materialista, ci nutre con amore, ci protegge sotto il suo manto dove il male non può colpire. Ella ci avvicina a Gesù e ci porta alla “piena statura di Cristo”. Ella con il suo Cuore clementissimo ci benedice e ci mostra il Figlio, “Lui in persona è la Benedizione. Donandoci Gesù, Dio ci ha donato tutto: il suo amore, la sua vita, la luce della verità, il perdono dei peccati, ci ha donato la pace” (Benedetto XVI, Angelus del 1 gennaio 2011). Ringraziamo la dolce Madre delle Macchie e con Lei chiediamo di crescere nelle virtù teologali della fede, della speranza e della carità e di implorare nel nostro mondo in tensione il dono della “PACE che non si raggiunge con le armi, né con il potere economico, politico, culturale e mediatico. La pace è opera di coscienze che si aprono alla verità e all’amore” (idem). La Santa Vergine vegli su di noi e sul mondo intero e porti il nostro cuore in Dio Amore. Amen. Auguri!

Vinchiaturo (CB): 3 settembre 2023

Festa della Vergine delle Macchie                                                                   Il Parroco: don Peppino C.