LA fede ha una dimensione comunitaria. Nel capitolo 3o della Lumen fidei Papa Francesco riprende, sviluppa e precisa bene quest’aspetto. Innanzitutto usando un’immagine molto semplice, ma bella ed efficace, afferma che «La fede si trasmette nella forma del contatto, da persona e persona, come un fiamma si accende da un’altra fiamma» (n. 37) e passa attraverso il tempo «di generazione in generazione » (n. 38). La lettera lo dice con chiarezza e forza. «Impossibile credere da soli… È possibile rispondere in prima persona – io credo – solo perché si dice anche – crediamo » (Cfr n. 39). È una conseguenza logica della stessa vita umana. «Nessuno può vivere da solo. Nessuno si è dato la fede da se stesso, così come nessuno da se stesso si è data l’esistenza» (CCC, n. 166). Il Papa richiama i quattro classici modi di questa trasmissione della fede: il Credo, i Sacramenti detti appunto della fede, specie il Battesimo e l’Eucaristia, il Decalogo e la preghiera, citando il Catechismo della Chiesa Cattolica. La Chiesa poi ha il compito di garantire l’unità della fede, poiché secondo il detto di san Leone Magno «se la fede non è una, non è fede», come uno è Dio e uno è il Cristo, incarnato per noi. Molto importante e qualificante è poi la precisazione finale: «Come servizio all’unità della fede ed alla sua trasmissione integra, il Signore ha dato alla Chiesa il dono della successione apostolica», vale a dire il Papa ed i Vescovi, affinché «la garanzia della connessione con l’origine della fede sia data da persone vive, e ciò corrisponde alla fede viva che la Chiesa trasmette » (Cfr n. 49).

Sebastiano Dho

Tratto dal foglietto “La Domenica” del 16 marzo 2014