Parrocchia “S. Croce”, Vinchiaturo – CB

Note distintive di San Bernardino da Siena, Patrono e Protettore di Vinchiaturo

Lettera alla comunità per la Festa patronale 2024 (s Bernardino 24)

Conoscere – celebrare – vivere

E’ bello il mese di maggio dedicato alla Madre celeste e per noi a San Bernardino da Siena che festeggiamo nell’anno in cui ricorre il 580° Anniversario della morte (1444-2024). Un mese dedicato anche a Santa Rita da Cascia, la santa dei casi impossibili e protettrice delle famiglie.

Dopo la vita del santo senese illustrata altre volte, vogliamo soffermarci su alcune qualità o perle che costituiscono la sua ricca, forte e poliedrica personalità e ci aiutano a cogliere il suo acume, a conoscerlo meglio e in modo concreto. Ecco 7 aspetti che vi propongo dopo aver letto: San Bernardino da Siena, III edizione della Morcelliana 1942 che già vinse il Premio Viareggio 1933. Un libro prezioso per conoscere le fonti e approfondire la spiritualità bernardiniana, che mi fu regalato dal prof. A. Maiorano nell’ottobre 2021 nel saluto alla Parrocchia di Jelsi. Ecco sette punti di riflessione comunitaria che con delle domande interpellano oggi la nostra coscienza da formare alla scuola di Cristo Gesù e nello stile della magna carta delle Beatitudini.

1) L’educazione cristiana e francescana. Bernardino rimase da fanciullo orfano e fu affidato alla cura degli zii della famiglia degli Albizzeschi come già prima alla zia Diana, da cui impara l’amore a Dio e al prossimo, la cura e il rispetto del sacro. La sua preghiera cristiana scandiva le ore della giornata unita alle orazioni del nostro Patrono d’Italia ossia il Poverello d’Assisi; unita ai digiuni richiesti e alla penitenza secondo l’insegnamento francescano del suo tempo. Un respirare la semplicità, la purezza, il candore adolescenziale, la sincerità nelle relazioni, la lode per il creato, la pace ecc. che presto lo porteranno a formarsi in grandi virtù con un animo forte e docile (allo stesso tempo), tipico di chi cerca Dio e, ancor più, il suo volere. / Oggi la famiglia è la prima cellula di evangelizzazione. Siamo capaci di trasmettere alle nuove generazioni il dono della fede? Siamo capaci non di giudicare ma di accompagnare familiari ed amici con la nostra testimonianza e appartenenza alla Chiesa come Sposa di Cristo Signore?

2)La devozione a Maria. L’amore alla Vergine Madre lo ha sempre accompagnato fin dalla fanciullezza alle scelte dell’età adulta. Maria era sempre presente nelle sue giornate, nei suoi impegni e commissioni. Egli da buon senese esortava i suoi: “Ma voi non vi chiamate d’essere cittadini di Siena? E la città non è chiamata della Vergine Maria? Come non avere verso di Lei singolare riverenza? So bene che questo titolo è inciso sulle vostre monete: Sena vetus civitas Virginis – Siena antica città della Vergine”. E così esortava ad amarla passando per Porta Camollia dove Bernardino fin da ragazzo, girando per le mura della città, ogni giorno si fermava a salutare l’effige della Vergine Santa. Egli credeva con Duns Scoto all’Immacolata Concezione anche se questa verità ai suoi tempi ancora non veniva confermata dal dogma. L’esperto predicatore era affascinato dal contemplare Maria come Assunta al Cielo e “prorompeva in grandi lodi fino all’ebrezza mistica”. La Vergine Assunta al Cielo tra gli angeli, nella sua bellezza [come la nostra bella statua lignea del 1700] gli dava esaltazione e pienezza spirituale ammirandone la dignità, la modestia e l’ubbidienza. E imitando la Vergine in ogni città sapeva esaminare “la foggia del vestire” educando al contegno, al decoro e sapeva riconoscere anche dai costumi il modo di vivere la fede e la devozione. / Da fanciulli prima i nonni e poi i genitori ci hanno portato dinanzi allaVergine per il segno di croce e per scandire la prima Ave Maria. Siamo oggi capaci di fare altrettanto? Abbiamo un’immagine della Madre Santissima nelle nostre case? La veneriamo come stella che ci guida a Gesù? La invochiamo e la sentiamo come Madre vicina nelle nostre giornate?

3)Il servire dal basso come Gesù. “Bernardino fu trattenuto a Roma per 80 giorni e fece 114 prediche. Mentre era a Roma, il vescovo di Siena fu fatto cardinale e Vescovo di Grosseto. La diocesi di Siena rimase vacante e subito si pensò a Bernardino. I senesi, approfittando del favore del loro frate in Curia, mandarono ambasciatori dal Papa per averlo vescovo e il Papa li avrebbe ascoltati volentieri. Ma il Santo Patrono rifiutò con una tale energia che sgomentò Papa e senesi. Parole chiare di chi non vuole che resti dubbio delle sue intenzioni”. Egli si vedeva disposto meglio sul pulpito che in cattedra ossia meglio a predicare e non a governare. Bernardino era sicuro del fatto suo e presto spense ogni voce insistente, anche per il cardinalato, voci sollecitanti e tentatrici. La sua anima fu sempre libera dal fare carriera e al di là di ogni desiderio rimase un puro e cristallino predicatore, vicino al popolo anzi in mezzo al popolo di ogni città che visitata e che accoglievano numerosi esponendo il suo trigramma. Egli sapeva bene alla scuola di S. Francesco che regnare è servire e più lavi i piedi, come Gesù il Giovedì Santo nell’Ultima Cena, [che ho voluto ben raffigurata in Chiesa Madre] più l’Eucarestia è vera e feconda. “Un servire dal basso restando bassi” come ripeteva anche Padre Pio ai suoi frati cappuccini che riceveva a S. Giovanni Rotondo. Noi ci sentiamo servi del Vangelo? Amministratori e custodi e non padroni? Siamo quei “servi inutili a tempo pieno? – come ripeteva don Tonino Bello? Ossia diamo tutto e facciamo del nostro meglio per costruire il Regno di Dio sapendo che è Lui che si serve di noi? Ci fidiamo e ci affidiamo alla Sua Divina Provvidenza?

4)L’invenzione del Trigramma e la centralità dell’Eucarestia. In ogni paese, villaggio e città dove si recava era accolto nelle piazze dalle tavolette sui cui era disegnato o intagliato il Trigramma ossia le tre lettere IHS: Iesus Hominum Salvator (Gesù Salvatore dell’umanità) sul cui dolce Nome si fermava ore a spiegarne il significato e a ringraziare per il dono della salvezza e della redenzione. “Non ci sia giornata – ripeteva – che non inizi, non prenda forza e non si concluda con l’invocare spesso il dolce e Santo Nome di Gesù”. “Un nome dolce alle labbra più del miele, forza d’amore per ogni cuore e salvezza della nostra anima”. E noi studiamo, lavoriamo, ci impegniamo nel nostro quotidiano? Siamo capaci di farlo per “amore a Dio” e in Lui di ogni prossimo?

5)La fede nelle opere. S. Giacomo (2, 15-17) ammonisce che la fede senza le opere è inutile e morta. La verifica della fede è sempre la carità. La carità è la Regina che non esce mai senza le due ancelle della fede e della speranza- affermava S. Tommaso d’Aquino. E se la fede è l’aurìga cioè orienta e la speranza alimenta dando energia motivazionale, la carità compie e rende vera la fede. Tante volte il Santo Patrono ha predicato su questo punto e diceva: “Fate tante cose, vi angustiate per nulla e rovinate il vostro sonno, vi affannate per cose di poco conto, fate invece le opere dettate dall’amore per il Vangelo ed esse vi daranno una gioia che il mondo non conosce e apriranno le porte eterne”. Esortava così prendendo spunto dal Vangelo di Mt 25 ad esprimere e usare misericordia per trovare un giorno misericordia presso Dio. Egli invitata, con zelo, a compiere le 7 opere di misericordia corporale (dar da mangiare agli affamati, dar da bere agli assetati, vestire gli ignudi, alloggiare i pellegrini, visitare gli infermi, visitare i carcerati, seppellire i morti) e le 7 opere di misericordia spirituale (consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste,pregare Dio per i vivi e per i morti). Conosco le opere di misericordia? Come le vivo nella mia vita? Quale reputo oggi le più urgenti dinanzi ai nuovi segni dei tempi?

6)Amare le chiese e la città. Accogliendo un mese fa un pullman da Jelsi e da Gildone sentivo da molti exparrocchiani con occhi luminosi: “E’ bello Vinchiaturo con chiese splendide, con il viale lungo, tanti alberi, una cittadina verde, pulita, ordinata”. Gli ho risposto merito di chi ha a cuore il paese ma dovere di ogni cittadino, impegno civico che va dal semplice non buttare carte a terra al non deturpare e al valorizzare ciò che è di tutti. Merito di chi sa costruire e sa celebrare il bello della comunità. San Bernardino era amante “del vero, del buono, del bello, del giusto”, quattro proprietà essenziali dell’essere che oggi dobbiamo riscoprire e vivere. E la Festa patronale, affondando le sue radici nei nostri avi e padri e madri nella fede, deve rafforzare il senso cristiano e civico e l’impegno nel costruire la comunità e di fare comunità. / Nel compiere le opere buone edifico gli altri e glorifico il Signore del tempo e dell’eternità?

7)La vita come dono. Il Santo predicatore e teologo ci insegna a donare la vita perché “solo se il chicco di grano cade a terra e muore a se stesso porta frutto abbondante”. Ci insegna a dare il poco del chicco per portare, dopo il germoglio, nuovi chicchi multipli come nella spiga e così a condividere i nostri talenti e capacità. Scriveva l’artista Pablo Picasso: “ll senso della vita è quello di trovare il vostro dono. Lo scopo della vita è quello di regalarlo”. / Sono consapevole del dono prezioso della vita, del suo valore sacro e so custodirla? So stupirmi e mi apro alla meraviglia di ogni nuovo giorno? So dire grazie? Con San Bernardino e Santa Rita chiediamo la gioia per ogni cuore, preghiamo ogni giorno per il dono della pace proprio i nostri due santi che sono stati maestri, nella prima metà del 1400, nel risolvere faide e divisioni sanguinarie. Imploriamo il dono della PACE, soprattutto, in questo delicato momento di tensione internazionale che preoccupa tutti. E infine chiediamo come San Francesco d’Assisi di crescere, come singoli e come comunità, “nella fede retta, nella speranza certa e nella carità perfetta”.

Amen. E a tutti, nella gioia dei discepoli, auguri di una buona e santa Festa patronale.

Vinchiaturo (CB): 20 maggio 2024 

Don P. Cardegna