Francesco invita alla speranza e alla misericordia. Nel ricordo di Celestino V

Nell’omelia della Messa all’ex stadio: «La testimonianza della carità è la via maestra della evangelizzazione»

GIANNI CARDINALE

INVIATO A CAMPOBASSO

Un appello a restituire la domenica alla famiglia e a pro­muovere un “patto per il lavoro” per vincere la crisi eco­nomica, a Campobasso. Un invito al coraggio, alla spe­ranza e alla solidarietà ai giovani al Santuario di Castelpetroso. Un inno alla misericordia a Isernia, nel solco della memoria di san Pie­tro Celestino. Questi, e molto più, i contenuti della intensa gior­nata di papa Francesco nel piccolo e “periferico” Molise.

Una visita iniziata nell’Aula magna dell’Università statale del Mo­­lise, dove l’elicottero papale atterra in un eliporto predisposto ad hoc, per incontrare il mondo del lavoro e dell’industria. E questo è «significativo», spiega lo stesso Pontefice, perché «esprime l’im­portanza della ricerca e della formazione anche per rispondere al­le nuove complesse domande che l’attuale crisi economica pone». Il Papa fa riferimento al saluto che gli ha rivolto una giovane ope­raia, Elisa, per avvertire che «la domenica libera dal lavoro – ec­cettuati i servizi necessari – sta ad affermare che la priorità non è all’economico, ma all’umano, al gratuito». E quindi, aggiunge, «for­se è giunto il momento di domandarci se quella di lavorare alla do­menica è una vera libertà». Riferendosi al «dramma della disoccu­pazione » il Pontefice indica che «tanti posti di lavoro potrebbero essere recuperati attraverso una strategia concordata con le auto­rità nazionali, un “patto per il lavoro” che sappia cogliere le op­portunità offerte dalle normative nazionali ed europee».

La tappa di Campobasso prosegue con la Messa concelebrata con l’arcivescovo GianCarlo Maria Bregantini e gli altri presuli della re­gione ecclesiastica abruzzese molisana. Sono decine di migliaia i fedeli convenuti da tutta la città, dalla provincia e anche dalle re­gioni limitrofe. Solenne la celebrazione sulla spianata dell’ex sta­dio Romagnoli. La prima lettura viene proclamata da un cieco, Lui­gi, che la legge in Braille. Forti anche qui le parole del Papa sulla di­soccupazione. «La testimonianza della carità è la via maestra del­l’evangelizzazione », esorta. «In questo – aggiunge – la Chiesa è sempre stata in prima linea». Finita la liturgia papa Francesco, ac­compagnato sempre da una folla festante, si sposta in Cattedrale per un momento privato. Prega davanti alle tombe dei prece­denti vescovi di Campobasso – tra cui Secondo Bologna, che morì sotto le bombe della se­conda guerra mondiale – e salu­ta un gruppo di malati. Quindi il pranzo con alcune famiglie disa­giate della nuova mensa Caritas “Casa degli Angeli – Papa France­sco”. Anche questo è un mo­mento riservato, lontano dagli occhi indiscreti delle telecamere. Quando il Papa esce dalla Casa c’è sempre tanta gente ad accompagnarlo con entusiasmo e com­mozione fino nell’eliporto dell’Università. Mezz’ora di volo ed ec­co il vescovo di Roma nel Santuario mariano di Castelpetroso per l’incontro con i giovani. Una Gmg in miniatura, con diecimila ra­gazzi e ragazze provenienti da tutta la regione ecclesiastica. C’è il saluto del vescovo di Avezzano Pietro Santoro, delegato per la pa­storale giovanile. E poi un vigoroso discorso di un Papa rinvigori­to, che parla a braccio in misura maggiore degli altri interventi. In­vita i giovani al coraggio, alla speranza alla solidarietà, che «non è una parolaccia» ribadisce, ma «una parola cristiana». Li invita a «camminarla» la vita e non a «girarla». Li invita a vincere «la cultu­ra del provvisorio», la provvisorietà infatti «non fa bene perché ti fa venire la mente buia e il cuore freddo». Li esorta: «Non lasciate­vi rubare il desiderio di costruire nella vostra vita cose grandi e solide! Non accontentatevi di piccole mete! Aspirate alla felicità, abbiate­ne il coraggio, il coraggio di uscire da voi stessi e di giocare in pie­nezza il vostro futuro insieme a Gesù». E chiude il suo discorso con un fortissimo richiamo – tutto a braccio – al problema della di­soccupazione giovanile: «Questa è la sfida che comunitariamente tutti noi dobbiamo vincere!».

Dal Santuario di Castelpetroso il Papa si sposta a Isernia in auto. L’ultima tappa del tour molisano del Pontefice ha il sapore di un evento storico. In un duplice senso. Da una parte è la prima volta che un vescovo di Roma visita la città. E anche per questo l’acco­glienza è particolarmente calda. E in secondo luogo è proprio in questa occasione che viene aperto l’Anno giubilare celestiniano in­detto per fare memoria degli otto secoli dalla nascita di Pietro da Morrone. Papa Francesco viene accolto dal vescovo Camillo Ci­botti, che ha fatto ingresso in diocesi appena una settimana fa, e dal suo predecessore Salvatore Visco, oggi arcivescovo di Capua. Nella Casa circondariale incontra i detenuti e a loro ricorda che «Dio è Padre, è misericordia, ci ama sempre». In Cattedrale acca­rezza e consola i malati. E nel discorso finale alla cittadinanza ri­corda che san Pietro Celestino, «come san Francesco d’Assisi», ha avuto «un senso fortissimo della misericordia di Dio, e del fatto che la misericordia di Dio rinnova il mondo». Ecco quindi «il senso at­tualissimo » del giubileo celestiniano, «durante il quale sarà spa­lancata per tutti la porta della divina misericordia», che però non è «una evasione dalla realtà e dai suoi problemi» ma è anche «for­za di rinnovamento nei rapporti sociali» e «forza di progettazione per un’economia diversa, che pone al centro la persona, il lavoro, la famiglia, piuttosto che il denaro e il profitto». 

(dal quotidiano Avvenire)