Santuario di Santa Maria delle Macchie

IL SANTUARIO DI SANTA MARIA DELLE MACCHIE Domina la poetica valle dell’antico fiume del Sannio pentro il lindo Santuario di S. Maria delle Macchie, gloria imperitura della gente vinchiaturese. Gli fan corona di delizie panoramiche le ineguali pendici del Matese, cariche di acque freschissime e di onusti boschi verso mezzogiorno, laddove dalla parte orientale s’innalza l’altopiano di Monteverde con la vetusta Rèdole, ed alle spalle come al fianco di ponente si alternano colline variamente verdeggianti; che, a poco a poco, allargandosi, prospettano in un profilo d’evanescenza azzurrina le lontane vette delle Mainarde.

Colà, la Benedetta di Nazaret, dal trono delle sue grazie, chiama, nel ridente paesaggio della natura, l’anima, che anela il cielo nel risveglio di una sublime comunicazione, rasserenante l’affanno e il cordoglio nella dubbia via dell’esistenza. Così il maestro Vincenzo Baldini, nella sua opera “Monteverde sannita” , descrive il Santuario mariano più caro ai vinchiaturesi che negli anni addietro era méta di numerosi pellegrinaggi anche dai vicini paesi. La tradizione orale vuole questo tempio sacro sorgere nel luogo in cui una povera donna, cui parve di vedere un’amabile Signora, trovò un vetusto simulacro tra i meandri di una selva o macchia.

Questa la leggenda. Fatto sta che nel 1298, dove ora sorge il Santuario, venne edificato un convento sotto il titolo del Carmelo che dopo assunse l’appellativo delle Macchie. Nel corso degli anni, il Santuario accrebbe la sua fama e, per cessione del Duca di Benevento e per la liberalità del Vescovo di Bojano, anche il suo patrimonio. Come per le altre Chiese anche questa subì la distruzione a seguito dell’evento tellurico che nel 1456 colpì Vinchiaturo.

Sul finire del 1400 tale complesso venne ricostruito ad opera della Congrega di Santa Maria che vantava un giuspatronato sul Santuario sin dalla sua costruzione. Di tale Congrega si ha notizia anche nel XVIII secolo quando Carlo III di Borbone diede ordine di revisione di tutte le confraternite esistenti nel Regno, tra cui quella di Santa Maria che, per reale rescritto, ebbe un nuovo ordinamento, un ospedale annesso al complesso conventuale ed un eremita.

Dell’antica struttura rimane il Convento, la relativa Chiesa, ora adibita a cappella cimiteriale, e l’antichissima statua lignea della Madonna delle Macchie, di origine bizantina, ricoperta da una foglia d’oro. Come recita la lapide posta sulla porta d’ingresso la costruzione attuale venne edificata con oblazioni popolari nel 1887 a cura dell’eremita Pasquale Di Ioia e Pasquale Pistilli “Fuciliere”. Ad una sola navata, l’interno è arricchito dai dipinti dell’artista molisano di Leo Paglione raffiguranti una Gloria di Angeli, i quattro Evangelisti, la Vergine delle Macchie e la Nascita di Maria. Le nicchie dove un tempo erano custoditi antichi simulacri di Santi – andate rubate – sono ora impreziosite da vetrate policrome raffiguranti episodi della vita della Madonna. La festa della Madonna delle Macchie si celebra la prima domenica di settembre.