Santa maria di guglieto – Tu sei prezioso nel mosaico di Dio-1

TU SEI PREZIOSO NEL MOSAICO DI DIO

Dedicato alla Vergine di GUGLIETO e a quanti la amano, all’antica Badìa benedettina e al Santuario di Santa MARIA a MONTE incastonati nello splendido sito archeologico di Monteverde (Vinchiaturo e Mirabello S. – CB)

Sull’altopiano di Monteverde, quasi a 1000 metri di altitudine, immersi nel fascino della natura, lo spirito trova la pace e lo sguardo con dolcezza si proietta nell’Infinito dove pare che la terra quasi sfiori la linea azzurra del cielo. Qui anche la notte contempla il mistero della luna e proprio la notte accende di stelle il firmamento. E le domande sul senso della vita, che sgorgano spontanee, trovano risposte nel mosaico di Dio dove tu sei una parte piccola, un frammento, ma importante perchè se manchi rendi incompleto il mosaico. E in questo mosaico ti scopri, dunque, come un piccolo tassello ma prezioso perché sei incastonato nel Tutto. Qui la mente scruta il Mistero e il cuore carico di attese e desideri si apre alla trascendenza e scorge così il senso ultimo della vita e il perché di ogni cosa. Qui nell’ascolto delle voci del creato si fa esperienza di ricerca interiore, di quiete e di pace.

Qui la mente riflette sul Mistero di Dio e sulle profonde domande che segnano l’umana esistenza. Qui lo sguardo contempla l’Eterno e un tiepido raggio di sole illumina il volto che intravede l’Eterno. La meraviglia ti circonda e conquista i tuoi sensi dove colori, sapori e profumi rievocando saperi e culti antichi riaccendono la bellezza di imparare e di trasmettere sapienza alle nuove generazioni. Inizi a passeggiare nel sito archeologico e scopri l’antica città di Ruffirium, città dei Sanniti Pentri (con la cinta muraria megalitica) poi conquistata e riedificata da Roma e dal 689 d. C. abitata e arricchita dalla laboriosa presenza dei monaci benedettini. E in questa antica cittadella monastica mi par di vedere persone di cui parla la storia. Per primo incontro il grande costruttore Gualterio e gli chiedo: “Dimmi maestro architetto Gualterius perché lavori e incastoni blocchi di pietre e innalzi il sacro Tempio? Non perché – precisa lui correggendo la mia domanda – ma per Chi? Per commissione dell’Abate Matteo risponderei anche se la vera risposta è un’altra che forse già cogli. Lo faccio da tempo e con abile maestrìa solo per amore di Colui che è il Signore dei signori, il Re dell’universo che sull’altare si fa Pane di vita, nostro nutrimento e salvezza”. Resto incantato e ammiro le opere da lui scolpite: colonne, monofore, altare, capitelli, zona presbiteriale, volte. Capolavori che coniugano il sudore della fronte con il lavoro delle abili mani e intrecciano competenza umana e doni di Dio. E ripenso al cenobio che nel 1022 per volontà del nobile Tertullo diventò monastero abbaziale.

Continuo il mio cammino sul lato destro dell’antica Abbazia e, proiettandomi nel 1163, scorgo nell’abside della nuova chiesa l’Abate Matteo, alto e magro, che avanza con l’abito nero e il bianco mantello, procinto a preparare la celebrazione del Vespro e mi pare di udire il coro dei monaci che cantando chiudono la lunga giornata vissuta all’insegna dell’ora, labora et lege. E il cuore ringrazia e lo spirito si rafforza. Cala il sole nel bel tramonto estivo che indora le cime del Matese e nel cielo si apre un sipario di luce che con le nubi striate affascina e fa cogliere la bellezza del creato e la mano dell’Oltre. E cogli che la vita non finisce qui ma c’è un progetto d’amore che ti aspetta e si compie oltre il presente. E l‘Abate ancora m’insegna: “La vita è un dono e ogni persona è un capolavoro e non un oggetto che perde valore, perché ognuno porta impresso il sigillo del Dio vivente”. E guardandomi continua: “Poni il tuo cuore all’orecchio divino perché quale altro sarà il nostro fine se non quello di arrivare nel Regno senza fine?”. E risento le parole che aprono la Regola di San Benedetto: Ausculta, o fili, praecepta magistri et inclina aurem cordis tui et admonitionem pii patris libenter excipe et efficaciter comple (“Ascolta, figlio mio, gli insegnamenti del maestro e apri docilmente il tuo cuore e accogli volentieri i consigli ispirati dal suo amore paterno e mettili in pratica con impegno”). E mi riscopro orientato dall’Amore di Dio e così figlio prezioso perché amato, salvatoe redento da Cristo Gesù. Rifletto e in me ravvivo questo Amore guardando il magnifico timpano del portale del 1000 (custodito nella nuova chiesa del 1939) che raffigura nella pietra scolpita l’Agnello crucifero abbellito da piante sempreverdi (edera ed acanto), che dicono la vita senza fine, con la scritta in latino: HOC EST TEMPLUM SALUTIS (questo è il Tempio della salvezza). Tempio amato e nei secoli frequentato da tanti! Tempio che dopo il 1000 fu sovvenzionato da diversi Pontefici tra cui San Celestino V (1294). Tempio che con l’ascesa della casa d’Angiò (sugli Svevi) si trovò collocato nel feudo di Monteverde e fu assegnato alla comunità benedettina e distinto dal feudo di Mirabello.

Poi guardo le maestose pietre angolari dell’antica Badìa e quasi domando: O pietre possenti e millenarie, provate e solcate dall’acqua e dal vento, cosa narrate della storia passata? Mostrateci la grande civiltà sannita, romana, monastica. E diteci: quali grandi valori e vissuti oggi dobbiamo riscoprire? In questo nostro tempo tutto corre in superfice e in velocità, e si è risucchiati dalla modernità liquida (come afferma il sociologo Bauman), da un presente che scorre e affonda senza radici e identità, in una vita di consumi, dove purtroppo ci si percepisce isolati. Un presente, con un vortice di precarietà e incertezza, dove la selezione sociale è feroce e si fa fatica a ricentrare il baricentro dell’essere ossia del vero, del giusto, del buono e del bello. E voi monofore che millenarie vi ergete nell’abside per Chi filtrate la luce? Entra la luce dell’alba che viene da est e splende il coro illuminato dei monaci così il Sole di Dio (Oriens) entra, scalda e motiva. E un bagliore unico, con sfumature radiose, riveste il presbiterio e investe di fulgore la zona sacra. E voi campane in alto sulla torre per Chi suonate? Quale scritta e disegno ornamentale avete marchiato nel bronzo? Chi annunciate Risorto? Forti e soavi vi slanciate nell’aria e continuate la dolce melodia e fate sentire ai lontani la voce del richiamo divino. Ogni valle e ogni contrada ha bisogno di voi, di pace e armonia e del vostro suono di vita che tutto ritempra, che tutti chiama e risveglia. I melodiosi rintocchi, ritmano il tempo, fendono l’aria, diffondono grazia, invitano alla preghiera e al raccoglimento. Così continuo il cammino e fisso e contemplo le antiche fondamenta e l’insieme del Tempio monastico che, dal 689, con il primo cenobio del monaco cassinese Dauferio Frangipane, domina l’altura di Monteverde (poi con l’intitolazione storica: Sancta Maria de Monte Viride, Montis Viridis, 1163). Un Tempio che resta testimone, silente e in egual modo eloquente, di vita culturale e spirituale, di una lunga storia che ci interpella, di esempi e vissuti che i nostri avi hanno sempre celebrato e tramandato. E così la vita continua, il passato s’intreccia al presente e si proietta nel futuro, e il Cielo si tinge di nuovi colori. E nella luce della vita si riaccende la Speranza e insieme la strada si apre!

E Tu Vergine Santa di Guglieto, benedetta tra le donne e da tutti, che su questa altura hai congiunto culture e popoli diversi, guardaci con predilezione di figli e veglia con amore materno da questa sacra rocca. A Te, scrigno di Dio, noi veniamo lontani dal frastuono delle città per gustare il valore del silenzio. Tu tassello prediletto e prezioso nel mosaico salvifico di Dio rendici consapevoli del valore sacro e inviolabile di ogni vita. Madre Santa, accoglici nel Tuo Tempio dove, come già per gli antichi monaci benedettini, anche noi vogliamo venerarTi e lodarTi.

Tu Donna dell’Infinito, ridonaci il gusto della contemplazione e riempici del Tuo splendore. Insegnaci ad essere lievito di fraternità e di speranza; illuminaci con il sorriso della gioia per ripartire sempre e attivare nuovi percorsi, non da soli ma insieme. Signora del silenzio aiutaci ad ascoltare, con l’orecchio del cuore, la voce di Dio. Aiutaci ad accogliere con cuore grato il GIUBILEO del 2025 per essere Pellegrini di Speranza e per costruire in ogni giorno, che il Tuo e nostro Signore ci regala, la civiltà vera di una nuova umanità. Persuadici che solo nell’impegno umile, nel sacrificio e nel silenzio maturano le grandi scelte della vita e comprenderemo il verbo amare. E con Te, Madre dolce della Speranza, un nuovo e terso orizzonte di PACE e di amore ci sarà per tutti. Amen. Alleluia.Festa di S. Maria a Monte al Santuario di Monteverde

Vinchiaturo (CB): Domenica 25.08.2024 Il Parroco: don Peppino C.

P.S.: La Vergine Maria nel capolavoro di Dante Alighieri:

Vergine Madre, figlia del tuo figlio, umile e alta più che creatura, termine fisso d’etterno consiglio, tu se’ colei che l’umana natura nobilitasti sì, che ‘l suo fattore non disdegnò di farsi sua fattura … Donna, se’ tanto grande e tanto vali, che qual vuol grazia e a te non ricorre sua disianza vuol volar sanz’ali. La tua benignità non pur soccorre a chi domanda, ma molte fiate liberamente al dimandar precorre” (Inno di San Bernardo alla Vergine, Divina Commedia)